Maschio o femmina? Per saperlo un esame del sangue

Rivelare in modo non invasivo il sesso del nascituro ed eventuali anomalie genetiche: è possibile con il prelievo e l’analisi del sangue eseguito sulla mamma quando il feto è ancora nel pancione, attendibile nel 95 per cento dei casi già alla settima settimana e nel 99 per cento alla ventesima, quando la quantità di Dna fetale in circolo sarà maggiore. A confermarlo è un ampio  studio appena pubblicato su Journal of American Medical Association, Jama. Il test individua nel sangue della gestante le tracce di Dna del feto, alla ricerca di tracce genetiche appartenenti al cromosoma maschile Y.
Secondo Stephanie Devaney, del National Institute of Health di Bethesda, coordinatrice della ricerca, la procedura  ha diversi vantaggi: rispetto all’ecografia morfologica può essere fatto prima ed è molto più affidabile, e contrariamente all’amniocentesi non è invasivo,  quindi le probabilità di perdere il bambino sono nulle, pur consentendo di individuare in anticipo eventuali anomalie cromosomiche.
I ricercatori ritengono che il test del Dna fetale libero rappresenti un‘alternativa all’analisi citogenetica, oggi ritenuta il “gold” standard per capire se il bimbo sarà maschio o femmina e se sarà affetto da  malattie genetiche. Il test è già usato in alcuni paesi tra cui Olanda e Gran Bretagna, ma è la prima volta che viene condotto uno studio su grossa scala per valutarne la reale validità. L’attendibilità del test del sangue è stata verificata analizzando i  dati di  57 studi condotti per validarne l’efficacia come test alternativo all’amniocentesi o all’ecografia, per un totale di 6.500 diverse gravidanze. Si tratta dell’unico  metodo non invasivo considerato efficace, mentre quelli delle urine si sono dimostrati inattendibili.

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