Da staminali organoidi per la cura dell'intestino

Ricercatori trapiantano con successo nei topi gli organoidi creati da staminali.

Fotolia.comOrganoidi dalle cellule staminali per studiare e curare le malattie intestinali: è questa la proposta dei ricercatori del Children’s Hospital Medical Center di Cinicinnati. In uno studio pubblicato su Nature Medicine insieme ai colleghi del Dipartimento di Medicina Interna dell’Università del Michigan di Ann Arbor, gli scienziati guidati da Michael Helmrath, direttore chirurgico dell’Intestinal Rehabilitation Program del Children’s Hospital, sono riusciti a trapiantare nei topi tessuti intestinali umani funzionanti – gli organoidi – coltivati in laboratorio. Secondo i ricercatori ulteriori ricerche condotte a partire da questi risultati potrebbero portare a ottenere tessuto intestinale umano personalizzato da utilizzare per il trattamento di malattie gastrointestinali.

I ricercatori hanno prodotto gli organoidi partendo da cellule adulte della pelle e del sangue convertite in staminali pluripotenti indotte, cellule in grado di differenziarsi in qualsiasi altro tipo cellulare presente nell’organismo. Una volta trapiantati nei topi questi organoidi hanno avuto a disposizione il rifornimento di sangue necessario per crescere fino ad ottenere tessuto intestinale completamente maturo. “La mucosa di rivestimento contiene tutte le cellule differenziate e si rinnova da sola continuamente grazie alla proliferazione delle cellule staminali intestinali – spiega Helmrath – In più, la mucosa sviluppa sia capacità d’assorbimento che digestive che non erano evidenti nella piastra di coltura”, ma non solo. “Si sviluppa anche lo strato muscolare dell’intestino”, aggiunge il ricercatore.

I risultati ottenuti potrebbero aprire nuove speranze per le persone nate con carartteristiche genetiche che alterano la funzionalità intestinale o che l’hanno persa a causa di un tumore o di altre patologie. “Questi studi supportano l’idea che possano essere utilizzate cellule paziente-specifiche per ottenere un intestino – ha commentato Helmrath – Ciò mette a disposizione un nuovo modo per studiare i molti disturbi e le condizioni che possono causare un’insufficienza intestinale, dalle malattie genetiche presenti alla nascita alle condizioni che colpiscono più in là nella vita, come il cancro e il morbo di Crohn. Inoltre questi studi – conclude l’esperto – fanno fare un passo in avanti verso il raggiungimento dell’obiettivo a lungo termine di crescere tessuti che possano sostituire un intestino umano danneggiato”.

 

Fonte: Salute24

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