Estratto da Starbene pubblicato il 5 novembre 2019 a cura di Adriano Lovera

“«Non è vero che il cordone contenga solo cellule staminali ematologiche», risponde la biologa cellulare Irene Martini, direttore scientifico di SmartBank Scientific e di Sorgente, due società in partnership nello servizio di banking per i clienti italiani, che conservano i campioni in un laboratorio del Regno Unito.

«È risaputo come ci siano cellule staminali mesenchimali, che possono ricreare tessuto osseo, cellule T-regolatorie, soppressorie e monociti chiaramente coinvolti nel recupero del danno neurologico. Tutte, in diversi studi, hanno mostrato proprietà rigenerative e antinfiammatorie, specialmente nei pazienti colpiti da patologie neurologiche dovute a ipossia o altri traumi avvenuti nel periodo neonatale. Non proponiamo miracoli e sappiamo bene che molti meccanismi ancora ci sfuggono. Ma la mia società invia i pazienti presso il centro medico dell’Università Duke, negli Usa, non in un laboratorio clandestino.

Buona parte degli ematologi tradizionali non ha neppure la curiosità di informarsi». La nota congiunta Cnt-Cns ammette, in effetti, come diverse ricerche abbiano rilevato le proprietà rigenerative delle staminali. Ma che queste, in realtà, si possano recuperare dal sangue durante tutta la vita. In sostanza, non ci sarebbe bisogno di pagare migliaia di euro per la pratica della conservazione cordonale.”

A questo aggiungo che il commento del Cnt-Cns  non corrisponde a verità perché il sangue cordonale contiene popolazioni cellulari di monociti CD14 e di linfociti TReg diverse da quelle contenute nel sangue.

Irene Martini