Scopriamo insieme la placenta

La placenta racchiude più tessuti in uno: è un polmone perché fornisce ossigeno dalla madre al feto, è un rene perché filtra i prodotti di rifiuto, è un sistema immunitario perché rilascia anticorpi e infine è un tessuto gastrointestinale perché rilascia nutrienti.

La placenta separa il supporto di sangue materno da quello fetale lasciando passare i nutrienti e consente cosi di far crescere il feto fino alla nascita.

Lo sapevate che sotto il profilo evoluzionistico la placenta non è correlata tra le specie benché si sia formata in diverse specie parallelamente indicando cosi che per ben tre volte nell’evoluzione, la placenta si è presentata sotto diverse forme.

Una delle difficoltà più grandi dei medici è il monitoraggio della placenta durante la gravidanza, se i vasi sanguigni non si sviluppano correttamente, il flusso di sangue è limitato e questo genera pre-eclampsia. La placenta potrebbe penetrare troppo nell’endometrio uterino e questa condizione è nota come placenta accreta.

Recentemente però, i ricercatori, hanno scoperto che gli esosomi (piccole vescicole secrete dagli organi) rilasciati dalla placenta possono consentire un monitoraggio indiretto delle sue condizioni.

Il direttore della ricerca del centro medico dell’Università di Hackensack, la prof.ssa Zamudio, ha studiato la placenta delle donne indigene che vivono in altitudine nelle Ande e ha scoperto che le loro placente sono più efficienti nel drenare ossigeno e generano neonati più grossi rispetto alle popolazioni che si sono da poco insediate ad alta quota, di nuovo, una condizione legata all’evoluzione.

Nella specie umana e in altri primati le madri trasferiscono la loro immunità ai feti attraverso la placenta, cosi che i loro neonati abbiano la possibilità di nascere con una doppia concentrazione di anticorpi come le loro madri. Ciò conferisce una protezione immunitaria per almeno sei mesi dopo la nascita, dopo la quale iniziano a generare da soli la loro immunità.

L’obesità ha diversi aspetti negativi in quanto implica alcune complicazioni a livello placentare come maggiore frequenza di pre-eclampsia e di diabete gestazionale. La placenta di una donna obesa ha maggiore difficoltà a trasferire il ferro e generalmente implica un maggior rischio di avere un neonato con patologie metaboliche come il diabete, patologie cardiovascolari o tumori.

Avrete sentito parlare di etnie che mangiano la placenta alla nascita, è una pratica chiamata placentofagia che non sembra però aver alcun riscontro proficuo nella specie umana in quanto non ci sono evidenze cliniche di alcun reale beneficio.

Vi sono differenze molto importanti nelle placente dei vari mammiferi, sia di forma che di misura e il periodo gestazionale può essere di 12 giorni come nell’opossum o di 22 mesi come negli elefanti. Cosi come l’impianto della placenta può variare molto e pare sia correlato con il rischio che quella specie ha di incorrere in una infezione.

Per ogni gravidanza si crea una nuova placenta e questo sembrerebbe ovvio ma sotto il profilo genetico vi è una differenza sia nella formazione placentare che nel feto, si chiama chimerismo o mosaicismo.

La placenta è l’unico tessuto fisiologico al mondo che non genera una risposta immunitaria e quindi un attacco immunitario da parte di chi la ospita, ciò è oggetto di studio da parte degli oncologi che vedono una situazione analoga benché patologica nel caso dei tumori.