Trapianti d'organi: lo stato dell'arte

Possiamo superare i limiti biologici con organi artificiali e animali, “pile” per far battere il cuore, fegati e occhi in vitro o cuori rigenerati grazie alle staminali?

Oggi in Europa 12 persone moriranno nell’attesa di un organo. È questo il numero che riguarda le morti giornaliere dovute alla mancanza di organi disponibili che è stato segnalato sull’ultimo rapporto annuale mondiale sui trapianti presentato a Strasburgo.

In totale in questo momento sono 56.000 le persone in lista d’attesa in tutta Europa per ricevere un organo, solo in Italia 9.221. E anche se il nostro Paese è considerato tra i primi posti in fatto di trapianto d’organo con all’attivo 2.572 interventi nel 2011, di cui 170 da donatore vivente, non basta.
Nel 2010 in Italia sono morte aspettando 511 persone in lista: 159 attendevano un rene, 195 un fegato, 98 necessitavano di un cuore nuovo e 59 desideravano polmoni funzionanti.

Di fronte a questi dati c’è poco da dire, abbiamo bisogno di trovare nuove strade che possano sopperire alle mancanze del trapianto d’organi così come lo abbiamo sempre inteso.

E ora ci troviamo di fronte a nuove prospettive: gli xenotrapianti, i mini-organi artificiali, la creazione di interi organi in laboratorio a partire da cellule staminali, la terapia cellulare per rigenerare parti danneggiate. Alcune ipotesi sono già realtà, altre ancora pura ricerca, troppo lontana per essere vera.

Anche se l’eccezionalità di alcuni trapianti “vecchio stile” fa ancora notizia anche dopo anni dall’evento – come il primo trapianto di viso effettuato nel 2005 da Jean-Michel Dubernard, la prima mano funzionante impiantata su Clint Hallam nel 1998, o il primo trapianto bilaterale di mani in Italia, un delicatissimo intervento portato a termine dall’equipe di Massimo Del Bene al San Gerardo di Monza – è davvero possibile che i trapianti d’organo “classici” non rappresentino più il nostro futuro?

Crediti immagine: stahlmandesign

Fonte: Oggi Scienza

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