Bypass di cellule staminali nei cuori colpiti da infarto
Presso il centro Monzino di Milano, da aprile ad oggi sono stati trattati due pazienti con scompenso cardiaco, con grave danno al tessuto attivo, grazie all’infusione di cellule progenitrici (staminali), prelevate dal sangue midollare dello stesso paziente («autologhe»), nelle zone del cuore dove arriva male l’ossigeno.
La straordinaria novità adottata dal centro è nella procedura: nessun taglio chirurgico, nessun trauma per il malato, solo iniezioni dirette nel muscolo del cuore da rigenerare, tramite un catetere, come si utilizzano per fare la coronarografia o un’angioplastica. Il catetere viene inserito in un’arteria e spinto fino al cuore, seguendo il percorso del sangue circolante. Le staminali sono, quindi, iniettate nelle zone da riparare con un microago che si trova all’estremità del catetere. Le cellule “rigeneratrici” vanno così a impregnare l’area “malata” senza alcuna dispersione.
Responsabile della sperimentazione, finanziata dal Ministero della Salute nell’ambito della ricerca finalizzata, è Giulio Pompilio, cardiochirurgo responsabile dell’unità di ricerca genetica del Monzino. La sua esperienza si basa su un primo studio pilota, iniziato nel 2006 e tramite la via chirurgica, in cui i malati trattati sono stati seguiti per anni con risultati molto incoraggianti.
I pazienti ora in lista sono diversi, la cui selezione, come si può immaginare, è molto rigida: mon devono avere altre alternative di cura. I controlli si effettuano al Monzino e finora ne è stato selezionato uno ogni dieci valutati. Se passano l’esame, le loro cellule midollari sono prelevate e selezionate tramite sistema Gmp (Good manufacturing practice) nel Laboratorio di terapia cellulare «Stefano Verri» del San Gerardo di Monza.
La verifica degli effetti dell’intervento si valuta a sei mesi dalla sua esecuzione, attraverso controlli clinici e strumentali. Già oggi, a circa 2 mesi dall’intervento, le condizioni del primo operato sono buone; il controllo eco-cardiografico, eseguito a un mese dall’intervento, ha dimostrato un iniziale miglioramento della funzione cardiaca.
Al termine dello studio si potrà dimostrare, ancora una volta, l’aumento di terapie “autologhe” con cellule staminali, siano esse prelevate dal midollo osseo o dal cordone ombelicale, che resta la fonte più “pulita”, dal punto di vista immunologico, di cellule staminali.
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