Dalle staminali una speranza per le ulcere croniche, nuova ricerca sui topolini

La ricerca dell’Istituto Neurologico ‘Carlo Besta’ di Milano fa compiere un altro passo avanti alla medicina rigenerativa con un risultato importante: la guarigione in tempi più brevi di ulcere croniche di topini diabetici con l’impiego di proteine e fattori di crescita prodotti da cellule staminali mesenchimali derivate dal tessuto adiposo. In altre parole, i ricercatori non hanno trapiantato le staminali, ma le hanno usate per la prima volta per produrre le sostanze necessarie per cicatrizzare più velocemente le ferite. I risultati dello studio, condotto con i ricercatori dell’Università di Perugia e dell’Innovhub di Milano, sono stati pubblicati sulla rivista Stem Cell Research & Therapy. La tecnica consiste nella creazione di “scaffold”, costituiti da una fibra di seta sottilissima (che si scioglie progressivamente nel corpo e rilascia gradualmente le molecole che vi si sono ancorate), prima immersi in una coltura di cellule staminali, dove assorbono i fattori di crescita da queste prodotte, poi applicati sull’ulcera cronica per accelerarne la guarigione. Nello studio sono stati confrontati due tipi di scaffold: contenenti le cellule mesenchimali, cioè ‘cellularizzati’, e senza cellule, cioè “decellularizzati” e imbevuti solo delle molecole prodotte dalle staminali. In circa dieci di giorni, entrambe gli scaffold hanno determinato la guarigione completa della ferita, ma la struttura senza cellule ha il vantaggio di ridurre il rischio di reazioni di rigetto o di infezioni e di conservarsi meglio.

Secondo Eugenio Parati, direttore del Dipartimento di Neuroscienze Cliniche del Besta e primo autore dello studio,  queste matrici decellularizzate potrebbero in futuro essere impiegate nella cura delle ulcere croniche e delle ferite difficili, ma per arrivare all’impiego nella pratica clinica saranno necessari alcuni anni.

 

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