Intervista alla pediatra Joanne Kurtzberg sulle cellule staminali in terapie non conformi e il futuro del settore

In una recente intervista, la d.ssa Joanne Kurtzberg del Medical Center americano Duke University, risponde alle domande dell’intervistatore, preoccupato per le costanti richieste, almeno una a settima, su possibili terapie, anche all’estero, con cellule staminali da parte di genitori con bambini affetti da malattie come la paralisi cerebrale, l’autismo ed altre patologie, che non esprimono però alcun dubbio sulla loro efficacia o sul loro costo, piuttosto caro.

Chiede quindi alla d.ssa Kurtzberg:

Cosa si può fare per cambiare questa situazione? > Condivido la sua preoccupazione e penso che il rischio più grande associato a queste terapie sono eventuali infezioni, tumori e reazioni immunitarie, in particolare quando le cellule sono direttamente iniettate nel cervello o nel midollo osseo. Ed anche i rischi finanziari sono molto alti; quando i genitori sono disperati non sono propensi ad ascoltare chi gli dice che non c’è alcuna garanzia della terapia. Perciò, in alternativa ho iniziato a educare i genitori che mi rivolgono domande simili, fornendo loro le domande che dovrebbero porre su queste terapie, come ad esempio:

  • Che tipo di cellule vengono usate per questa terapia?
  • Da quale fonte provengono le cellule?
  • Come vengono testate per evitare rischi di trasmissione di infezioni o di malattie genetiche? Sono testate per il virus HIV e dell’Epatite?
  • Come vengono preparate le cellule prima del trapianto?
  • Quanti pazienti sono stati trattati con questo tipo di cellule finora?
  • Come stanno questi pazienti? Che tipo di terapia post-trapianto viene effettuata o richiesta?
  • Ci sono reazioni avverse associate a questa terapia?

Guardando il lato positivo, cosa la entusiasma di più riguardo al settore delle staminali oggi? > Penso che le cellule staminali abbiano enormi potenzialità, soprattutto nei settori emergenti delle terapie cellulari e della medicina rigenerativa. Penso che per lo sviluppo di queste applicazioni ci vorranno dai 10 ai 20 anni, insomma, ci vorrà tanto tempo per vedere le cellule staminali utilizzate in cure mediche di routine. Credo che sarà necessario sviluppare prodotti commerciali “fuori scaffale” per realizzare pienamente il potenziale delle terapie cellulari.

Quali risultati si potrà raggiungere nel settore, tra 5 o 10 anni secondo lei?  > In 5 anni, credo che saremo in grado di condurre studi clinici in alcune malattie come studi clinici per alcune malattie già ad una fase iniziale/concettuale dello studio stesso. Inoltre, penso che vedremo notevoli miglioramenti nelle immunoterapie, come ad es. nei vaccini antivirali e tumorali, cellule per migliorare la risposta immunitaria. In 10 anni credo che avremo le conferme da questi studi per giustificare ulteriori sviluppi di specifiche terapie cellulari per determinate malattie. Io scommetterei che vedremo utilizzare le staminali per trattare pazienti infartuati, come patologie cardio-ischemiche, danni cerebrali infantili e fetali e traumatici.

 

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