La ricerca sulle malattie dei motoneuroni va avanti con la “luce”, il nuovo approccio per i muscoli paralizzati
I danni al sistema nervoso centrale causati da traumi o da malattie neurodegenerative, come la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) o l’Atrofia Muscolare Spinale e Bulbare (SBMA), possono portare alla perdita permanente della funzione motoria e alla paralisi dei muscoli (compresi quelli che controllano respirazione e deglutizione). La ricerca ha fatto però un passo in avanti nella comprensione dei meccanismi coinvolti nella degenerazione e disfunzione dei neuroni motori che innervano i muscoli: il merito va a uno studio britannico condotto da ricercatori dell’University College e del King’s College di Londra, pubblicato di recente sulla rivista scientifica Science, che ha dimostrato come il trapianto di motoneuroni in grado di attivarsi con impulsi luminosi generati artificialmente possa restituire la capacità di contrarsi ai muscoli paralizzati.
Gli scienziati hanno utilizzato cellule staminali embrionali, inserendo al loro interno un gene per la produzione di una proteina, la canalrodopsina-2, sensibile alla luce ( e che quindi rende a sua volta le cellule sensibili alla luce). I motoneuroni maturi, originati dalle staminali, si sono quindi attivati ogni volta che sono stati raggiunti da un impulso luminoso. Non solo, ma trapiantati in topi con muscoli delle zampe posteriori paralizzati, si sono collegati con i muscoli danneggiati, che al passaggio della luce si sono contratti e hanno ripreso a funzionare.
Entro i prossimi cinque anni potrebbero partire i primi test sui pazienti affetti da malattie del motoneurone. Questa strategia, secondo i ricercatori, ha maggiori vantaggi rispetto alle tecniche esistenti basate sull’impiego di energia elettrica per stimolare i nervi, spesso dolorosa e responsabile del veloce affaticamento muscolare.
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