Staminali contro la sclerosi multipla: cura anti cancro sconfigge la malattia
Curare la sclerosi multipla utilizzando le stesse cellule staminali impiegate per sconfiggere il cancro: ci stanno provando gli esperti coinvolti in uno studio clinico internazionale cui stanno partecipando il Royal Hallamshire Hospital di Sheffield (Uk), la Northwestern University e il Centro Medico della Rush University di Chicago (Usa), l’Università di San Paolo (Brasile) e quella di Uppsala (Svezia). I risultati sembrano più che incoraggianti; notizie che arrivano dal Regno Unito raccontano infatti di pazienti paralizzati dalla malattia che sarebbe riusciti a riprendere a camminare proprio grazie a questo trattamento, che resettando il sistema immunitario e riavviandolo in uno stato antecedente rispetto alla comparsa della malattia si presenta come un’opportunità per invertire la disabilità associata. “Una conquista di primaria importanza”, commenta Basil Sharrack, esperto del Royal Hallamchire Hospital.
La malattia. Secondo i dati messi a disposizione dall’Istituto superiore di sanità in Italia la sclerosi multipla colpisce ogni anno circa 1800 persone, per un totale di circa 68 mila pazienti affetti dalla condizione. L’incidenza è di 113 casi ogni 100 mila abitanti, particolarmente concentrati in Sardegna, dove il tasso di incidenza è significativamente superiore rispetto alla media nazionale. Ad essere colpita dalla malattia è la guaina di mielina che avvolgendo i nervi consente una rapida trasmissione dell’impulso nervoso. Il suo danneggiamento, che compromette proprio la trasmissione dell’impulso nervoso, è causato da una reazione anomala del sistema immunitario, che la attacca confondendola con un agente estraneo. La malattia può presentarsi in diverse forme; nel caso dello studio in questione tutti i pazienti coinvolti sono affetti dalla forma recidivante-remittente, caratterizzata da attacchi acuti seguiti da periodi in cui i sintomi migliorano sensibilmente.
Il trattamento. Il trattamento in corso di sperimentazione è il trapianto autologo di cellule staminali ematopoietichee prevede che le staminali del sangue vengano prelevate dallo stesso paziente in cui verranno trapiantate. Prima di precedere al loro reinserimento il sistema immunitario malfunzionante viene eliminato attraverso un trattamento chemioterapico. Questo approccio è già utilizzato contro alcune forme tumorali; nel caso della sclerosi multipla permette di sostituire le cellule difettose con altre in uno stadio di sviluppo talmente precoce da non presentare ancora le alterazioni che portano alla malattia.
La sperimentazione. A coordinare lo studio clinico internazionale, iniziato nel 2006, è Richard Burton, esperto della Northwestern University che ha effettuato il primo trapianto di cellule staminali ematopoietiche per trattare la sclerosi multipla nel 1995.”Ci sono state resistenze da parte del mondo farmaceutico e accademico – racconta Burt – Non si tratta di una tecnologia brevettabile e abbiamo raggiunto tutto questo senza il sostegno dell’industria”. I vantaggi del suo utilizzo sarebbero altri. “E’ chiaro che abbiamo avuto un grosso impatto sulla vita dei pazienti – sottolinea Snowden – il che è gratificante”. Per di più i costi sarebbero paragonabili a quelli di alcuni trattamenti attualmente utilizzati per far fronte alla malattia (circa 40 mila euro all’anno). “Le ricerche in corso suggeriscono che i trattamenti a base di cellule staminali come il trapianto di staminali ematopoietiche possano offrire speranze – evidenzia Emma Gray, responsabile degli studi clinici presso la Società per la Sclerosi Multipla del Regno Unito – Tuttavia, gli studi hanno svelato che se è vero che in alcune persone con sclerosi multipla il trapianto di cellule staminali ematopoietiche potrebbe stabilizzare o migliorare la disabilità, potrebbe non essere efficace per tutte le forme della malattia”. L’esperta invita a tenere inoltre presente che si tratta di un trattamento aggressivo associato a rischi significativi ed invita a condurre più ricerche che ne accertino la sicurezza e l’efficacia a lungo termine. Per il momento altri studi, come quello recentemente pubblicato su Jama Neurology da un gruppo di esperti statunitensi, ha svelato che a oltre 3 anni di distanza da un trapianto di staminali ematopoietiche l’86% dei pazienti con sclerosi multipla non presenta segni di ricadute e che il 91% non mostra alcun segno di progressione della malattia.