Stampante 3D per un dialogo aperto con il paziente in ambito oro-facciale: nasce cosi una start-up di under 30 premiata da Forbes

Oggi, al Senato presso la sala dell’istituto Santa Maria in Aquiro ho moderato un evento dal titolo “Giovani e innovazione nel campo della Medicina Oro-facciale, nuove frontiere della stampante 3D”

La storia riguarda in particolare due giovani che si sono formati all’estero, la dott.ssa Martina Ferracane che si occupa di politica digitale per istituzioni internazionali quali la Commissione Europea e le Nazioni Unite e il dott. Giuseppe Cicero, laureato in Odontoiatria con una tesi sulle cellule staminali da polpa dentale, ha poi vinto un master alla New York School of Dentistry dove si è specializzato in paradontologia.

La passione di entrambe è l’innovazione e ciò li ha condotti a ideare un software applicato ad una stampante 3D in grado di programmare il “modelling” dell’intervento chirurgico, estremamente utile per il chirurgo ma anche per il paziente che, con maggiore consapevolezza, partecipa cosi attivamente al programma terapeutico.

Parliamo quindi di medicina personalizzata, di public engagement e di modellizzazione progettuale che stimola l’interazione medico-paziente e consente di sfruttare questo strumento anche in ambito accademico, il tutto all’interno di una start-up l’“Oral3D”.

La sostenibilità economica per un accesso democratico è uno dei driver fondamentali dei due giovani imprenditori, infatti ogni “3D printing” costa meno di 1 Euro!

L’altro è l’accessibilità, con due click hai un prodotto che traduce una TAC in un oggetto tridimensionale estremamente fedele alla geometria del tessuto originale.

All’incontro è intervenuto il Presidente della commissione sanità del Senato, il senatore Pierpaolo Sileri e il conduttore del TgCom, Luigi Galluzzo che ha introdotto la giornata.

Non abbiamo parlato solo di avanzamento tecnologico, di gap italiano rispetto ad altri paesi dovuto alla carenza di fondi ma anche di come far crescere le nuove generazioni con creatività tecnologica in modo proattivo e non solo come fruitori passivi. Ciò implica una forte attività di “seeding” sulla quale, io come altri, agiamo, con un lavoro quotidiano, seminando il nostro sapere affinché le scuole diventino il luogo fisico dove scoprire e innamorarsi della scienza.

Vorrei riuscire più spesso a trovare giornate come questa all’interno delle istituzioni italiane affinché temi della medicina come le cellule staminali, l’ingegneria tissutale e l’innovazione, diventino momenti di dialogo e di insegnamento.