Perché il banking privato oggi ha ancora più senso nell’era del COVID-19

Questa settimana su Stem Cells and Development, Hal Broxmeyer, uno dei padri dei trapianti con le cellule staminali da sangue cordonale afferma che, in considerazione dell’epidemia attuale da COVID-19 (Corona Virus Disease 2019) che la donazione delle cellule è in serio pericolo perché non si ha tracciabilità del donatore e non è quindi possibile dimostrare la negatività al virus a meno che non se ne abbiano le prove diagnostiche.

A questo proposito invece è possibile il banking privato delle stesse, vista la riconducibilità del campione al diretto proprietario e vista l’esigenza di poter ricorrere per uso autologo alle cellule mesenchimali che hanno un effetto terapeutico anti-infiammatorio a livello polmonare.

Sono 13 gli studi attivi oggi che vedono l’uso delle cellule staminali contro COVID 19, dopo che sono stati pubblicati diversi lavori che hanno dimostrato la capacità delle cellule staminali mesenchimali di migrare a livello alveolare e di svolgere una azione contro le citochine pro-infiammatorie bloccandone la cascata molecolare.

Le armi terapeutiche contro COVID agiscono sull’ingresso del virus nella cellula come la clorochina e il peptide identificato al MIT che blocca il recettore dell’ACE2 impedendo cosi l’accesso del virus, gli antivirali che agiscono sul blocco della replicazione virale in particolare sulle polimerasi e sulle proteasi e i farmaci che hanno un effetto anti-infiammatorio come il Tocilizumab.

Le cellule staminali quindi anche agiscono sull’infiammazione e non sul blocco dell’infezione.

Questo in attesa della profilassi che vede il vaccino come unico rimedio definitivo all’epidemia.

Hal Broxmeyer quindi mette in luce l’esigenza ora veramente scottante di ricorrere a cellule pulite come quelle da sangue cordonale e non a donatori di midollo o sangue periferico visto il rischio di contaminazione, di trasporto e manipolazione di unità di cui spesso non si conosce l’origine.