Trachea artificiale per una bambina

La notizia arriva fresca da Washington: una trachea ottenuta con cellule staminali è stata impiantata il 9 aprile in una bimba sudcoreana di due anni, Hannah, nata con una malformazione, cioè senza questa struttura anatomica fondamentale per la respirazione. Si tratta del primo intervento al mondo di questo tipo su un bimbo. Dell’intervento si è parlato su The  New York Times.

La trachea artificiale è stata costruita a partire dalle staminali prelevate dal midollo osseo della bambina (per evitare il rischio del rigetto e il riscorso a farmaci immunosoppressori), e poi coltivate in provetta. L’intervento è durato nove ore, ma ora la piccola paziente sta abbastanza bene e si sta riprendendo con l’aiuto di pneumologi, terapisti respiratori e logopedisti al Children’s Hospital dell’Illinois. Grazie a questo trapianto Hannah potrà mangiare, bere e parlare, come qualsiasi altro bambino.

Un intervento simile era stato effettuato con successo anche l’anno scorso in Svezia, dai medici del Karolinska Institute di Stoccolma, guidato dall’italiano Paolo Macchiarini, su un malato terminale , Andemariam Beyene, di origine eritrea: la sua trachea era stata sostituita da un organo identico realizzato però in laboratorio con lo stesso metodo utilizzato per Hannah. In pratica, la nuova trachea è stata creata in laboratorio con una tecnica innovativa, che ha impiegato materiali particolari, frutto di nanotecnologie (polimeri sintetici ultrapiccoli): il nuovo “tubo” di materiale plastico è stato poi immerso in una soluzione di cellule staminali prelevate dal midollo osseo del paziente- ricevente, che lo hanno completamente rivestito.

 

 

 

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