La placenta è una farmacia

La placenta comprende diversi tessuti derivanti da cellule staminali o progenitori cellulari che possono essere isolati come le membrane fetali (amnion e corion), il trofoblasto corionico, i villi corionici, la decidua basale e diversi compartimenti del cordone ombelicale come la gelatina di Wharton.

Dalla placenta nascono progenitori e cellule staminali ematopoietiche oltre a cellule staminali non ematopoietiche.

Quest’ultime sono oggetto di ricerche e studi clinici (tra le altre, fibrosi, asma, patologie autoimmuni, patologie neurologiche, enterocolite necrotizzante neonatale) non solo perché sono sicure ma anche perché sono promettenti candidati con forte potenziale terapeutico. Le componenti cellulari presenti sono: le cellule epiteliali amniotiche, le cellule stromali mesenchimali amniotiche, le cellule stromali mesenchimali corioniche e le cellule trofoblastiche corioniche.

Il banking del sangue cordonale che oggi conta 730.000 unità crioconservate per donazione, 158 centri di raccolta, 75 registri internazionali presenti in 52 diversi paesi e 35.000 unità trapiantate a livello mondiale dovrebbe quindi essere esteso al banking delle cellule derivanti dalla placenta al fine di ottimizzare diverse tipologie cellulari e avere quindi più prodotti disponibili come se fosse una farmacia, il tutto a partire da una singola placenta.

Ma prima di traslare le cellule placentari in prodotti terapeutici bisogna standardizzare l’uso clinico e definire i criteri di isolamento cellulare e i protocolli di espansione per il rilascio dell’unità terapeutica proprio come se fosse un farmaco.

Fonte: Expert Review of Hematology, giugno 2018