Le cellule mesenchimali agiscono come i pompieri durante l’incendio
Le cellule staminali mesenchimali hanno attratto molta attenzione per la loro capacità di regolare i processi infiammatori.
La loro abilità di regolare tali processi è oggi oggetto di studi clinici per il morbo di Crohn, il rigetto immunologico post-trapianto, la nefropatia diabetica e le fibrosi.
Il meccanismo di azione delle cellule mesenchimali è multifattoriale, ma in generale, queste cellule sono in grado di ripristinare un bilanciamento nella risposta infiammatoria del microambiente con potenzialità rigenerativa anche in presenza di infiammazioni acute.
Gli studi clinici negli ultimi anni hanno dimostrato che le cellule mesenchimali sono in grado di orchestrare il rilascio di diversi mediatori includenti le molecole immunosoppressive, i fattori di crescita, gli esosomi, le chemochine, i componenti del complemento e vari metaboliti.
Il loro intervento può chiaramente variare da individuo a individuo in funzione del tipo e dell’acutezza del processo infiammatorio.
Capire i meccanismi di azione delle cellule mesenchimali significa poter avere un approccio terapeutico mirato in funzione di diversi aspetti quali la formulazione, la somministrazione, la dose e la frequenza e l’indicazione terapeutica.
Attualmente, la maggior parte degli studi è focalizzato sull’efficacia e la sicurezza delle infusioni con staminali mesenchimali.
L’infiammazione ad esempio è cruciale per attivare la risposta immunomodulatoria in quanto queste cellule agiscono proprio come i pompieri durante l’incendio. Pertanto è cruciale riuscire a capire, ad esempio, se la somministrazione di cellule mesenchimali possa avvenire in concomitanza con immunosoppressori.
Le patologie per le quali oggi si ricorre già all’uso delle cellule mesenchimali in relazione alla loro abilità immunomodulatoria sono patologie autoimmuni quali l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico, le nefriti, il morbo di Crohn, il diabete, il trapianto di cellule ematopoietiche, il trapianto di rene, l’infarto del miocardio, le fibrosi e le cirrosi epatiche, le lesioni al midollo spinale.
Fonte: Nature