Mesenchimali per il cuore: dove siamo?

La somministrazione di cellule staminali mesenchimali nei cuori ammalati migliora la funzione cardiaca e riduce l’estensione della lesione.

Cosi riporta il lavoro appena pubblicato su Molecular Therapy da un gruppo di ricerca della Miami Miller University.

Questi effetti derivano dalla stimolazione endogena di meccanismi riparativi, includenti la regolazione della risposta immune, la perfusione tissutale, l’inibizione della fibrosi e la proliferazione delle cellule cardiache oltre a eventi di trans-differenziamento in cardiomiociti e componenti vascolari come dimostrato su animali di piccola taglia.

Benché tali miglioramenti siano stati documentati scientificamente, gli studi clinici sull’uomo sono ancora pochi e tendono a includere sempre di più l’uso di biomateriali, precondizionamenti e manipolazioni genetiche delle cellule mesenchimali per stimolarle a rilasciare elementi paracrini come i fattori di crescita, gli esosomi, i microRNA.

Tutti questi approcci possono contribuire all’aumento dell’efficacia terapeutica. Altri parametri fondamentali sono la via di somministrazione prescelta e il timing del trattamento terapeutico per ottenere un recupero totale della funzionalità cardiaca.

Oggi la medicina rigenerativa offre questa possibilità con un’ottica di infusione autologa delle cellule mesenchimali ma un domani è fondamentale che si possa avere un prodotto “off the shelf” e quindi allogenico in grado di promuovere meccanismi endogeni di rigenerazione.

Da questo punto di vista le mesenchimali elettive sono chiaramente quelle di natura neonatale in quanto pronte per essere utilizzate senza alcuna compromissione di natura regolatoria o finanziaria senza incidere sulla sicurezza e sull’efficacia della terapia.

Pur tuttavia alcune domande rimangono ancora aperte: qual è la migliore fonte di mesenchimali in termini immunologici e anti-fibrotici che possa mantenere le proprietà rigenerative del cuore? Come si comportano le cellule una volta infuse? Il sesso del donatore può influenzare l’effetto terapeutico? In che misura l’età del campione cellulare può incidere sull’efficacia dell’infusione?

Temi ancora da approfondire, ma il futuro è lì!