Focus sui denti da latte e le cellule staminali sul British Dental Journal

All’interno di ogni dente vi sono cellule staminali mesenchimali derivate dalla polpa dentale che hanno un potenziale effetto terapeutico e possono essere utilizzate in un ampio spettro di protocolli di medicina rigenerativa.

Esistono 5 sottotipi di cellule staminali mesenchimali nella polpa dentale, le cellule staminali della polpa, le cellule staminali del legamento periodontale, le cellule staminali della papilla apicale, le cellule staminali del follicolo dentale e le cellule staminali delle gengive.

Le cellule staminali della polpa si dividono poi in cellule estratte da denti decidui (denti da latte) e da denti maturi (molari e denti sovrannumerari a scopo di estrazione).

Queste cellule sono facilmente estraibili e possono essere conservate per un tempo indefinito in apposite strutture dotate di tutti i criteri regolamentari richiesti.

I denti sono quindi un’ottima fonte di cellule staminali che possono formare adipociti, osteoblasti, odontoblasti, condrociti, cellule dell’ectoderma neurale e mioblasti.

La Società Internazionale per le Terapie Cellulari (ISCT) ha identificato diversi antigeni di superficie che caratterizzano queste cellule, un po’ come una carta di identità, tra i quali: il recettore CD105 (un gene endoteliale), il recettore CD73 (un enzima) e il recettore CD90/Thy-1 (una glicoproteina).

Le cellule della polpa dentale, in particolare quelle provenienti da denti da latte esprimono bassi livelli di molecole di istocompatibilità e ciò le rende particolarmente interessanti per la tolleranza che altri individui possono manifestare e quindi si dice in gergo che sono immunologicamente privilegiate e utili per trapianti da donatore a ricevente.

Le cellule staminali isolate dai denti da latte hanno proprietà particolarmente interessanti dovute alla loro giovane età e quindi sono più performanti nella proliferazione cellulare e nella loro azione rigenerativa come accade tra le cellule prelevate dal cordone ombelicale, dette anche neonatali e quelle prelevate dal midollo osseo di un adulto, dette anche adulte.

Queste cellule hanno dimostrato di avere applicazioni in ortopedia, medicina orale e maxillofacciale. In particolare, l’unione di queste cellule ad un biomateriale sintetico consente la formazione di tessuto osseo. Inoltre, l’attivazione con il laser delle cellule staminali della polpa dentale facilita il differenziamento osseo.

Ma non solo, infatti queste cellule hanno dimostrato di riparare il tessuto periodontale, di rigenerare osso a seguito di un danno osteo-necrotico, di recuperare lesioni cutanee, epatiche, neuronali, del tessuto muscolo-scheletrico e dei vasi sanguigni.

Le cellule staminali della polpa dentale possono essere facilmente prelevate, processate e conservate ogni qualvolta un dentino da latte o un dente sano dondola o vi è la necessità di estrarre un dente sano adulto.

Pazienti, dentisti e medici possono collaborare insieme per ottimizzare l’uso di risorse biologiche e terapeutiche senza buttare via, come un rifiuto, del materiale vitale estremamente interessante in ambito di medicina rigenerativa.

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