Trapianti di staminali e organi in provetta

È notizia di quest’ultima settimana la creazione da parte di un istituto italiano del primo tessuto-rene funzionante.

Per la prima volta il laboratorio del Centro Anna Maria Astori del Mario Negri di Bergamo hanno dato vita ai nefroni, le strutture principali dei reni.

I ricercatori guidati da Christodoulos Xinaris sono partiti da cellule renali di embrioni di topo fatte crescere in provetta fino a diventare nefroni, che una volta impiantati negli animali hanno iniziato a svolgere funzioni proprie del rene, ma le cellule di partenza non sono staminali, sono cellule di reni immaturi che quindi già “sanno” cosa devono fare.

Similmente è accaduto per il fegato al Policlinico Universitario Umberto I di Roma, dove recentemente un paziente anziano allo stadio terminale di una cirrosi epatica è stato trattato con una terapia a base di staminali fetali, recuperate dall’albero biliare di un feto abortito.
“L’aspetto innovativo del nostro studio – precisa Domenico Alvaro, coordinatore dell’equipe – è stato proprio quello di utilizzare cellule staminali biliari che sono le stesse che guidano comunemente il processo riparativo nelle malattie epatiche e che, quindi, ‘conoscono’ già il loro compito. Inoltre, le staminali fetali sono cellule multipotenti, particolarmente plastiche”.

Lo scorso anno i ricercatori sono riusciti a dare vita a piccoli organi animali a partire da cellule staminali in laboratorio. Sia per il polmone della Yale University che per il fegato della Wake Forest University di Boston, gli organi non sono stati costituiti però interamente da staminali, ma piuttosto da strutture di appoggio ricavate da materiali plastici o sistemi derivati dalle nanotecnologie ricoperti da cellule come farebbe uno strato di cute.

Ma tra la provetta e il corpo umano il passo è molto più lungo di quanto si possa credere, anche se più di qualcosa bolle in pentola.

 

Fonte: Oggi Scienza.

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