Trapianto di staminali pluripotenti indotte, senza rigetto.
L’utilizzo di coltivazioni di cellule staminali per ottenere tessuti e organi da trapiantare in persone con malattie oggi incurabili è l’obiettivo della medicina rigenerativa, attraverso le iPS, cioè le staminali pluripotenti indotte o riprogrammate, cioè riportate ad uno stadio simile a quello embrionale. Scoperta che è valsa il Nobel allo scienziato giapponese Shinya Yamanaka, perchè, oltre al notevole contributo scientifico, permette di by-passare i problemi etici delle staminali embrionali.
La questione da risolvere era, finora : fare in modo che quei trapianti non provocassero il rigetto, da parte del sistema immunitario del paziente, che vanificherebbe ovviamente la procedura.
Ora però alcuni ricercatori giapponesi hanno pubblicato sulla rivista «Nature» uno studio che da speranze concrete sull’utilizzo delle iPS in medicina rigenerativa. Lo studio di Masumi Abe e i suoi colleghi Kawaguchi e Yokohama aveva l’obiettivo di far luce sui dubbi relativi alla tolleranza immunologica ai trapianti con cellule staminali pluripotenti indotte (iPS).
Stando ai risultati, il rischio di rigetto da parte dell’organismo, indotto dalle cellule derivate dalle iPS è praticamente trascurabile, diversamente da quanto sembrava finora. Il team dell’Istituto Nazionale di Scienze Radiologiche di Chiba, ha infatti prodotto pelle e midollo osseo proprio a partire da cellule staminali di topo, riprogrammate e trapiantate in animali geneticamente uguali, senza scatenare forti reazioni immunitarie.
I ricercatori hanno ripetuto gli stessi esperimenti, utilizzando molte più linee cellulari staminali embrionali e pluripotenti indotte, ma con conclusioni opposte.
Il gruppo di Abe ha dimostrato che sia le cellule staminali embrionali, sia quelle pluripotenti indotte sono in grado di produrre “teratomi”, tumori clinicamente irrilevanti, quando vengono trapiantate in topi geneticamente uguali, ma senza determinare alcun segno di rigetto. Dal momento però che per un utilizzo terapeutico le iPS sono riprogrammate in altri tipi cellulari prima di essere trapiantate, è stato più importante stabilire l’effetto di queste cellule già differenziate.
Il secondo passo è stato fondere iPS e cellule staminali embrionali con gli embrioni di topo, creando roditori cosiddetti “chimerici”, contenenti cioè diverse tipologie cellulari, differenziate a partire dalle staminali. Successivamente la pelle di questi animali chimerici (e poi anche il midollo osseo) è stata trapiantata in altri topi geneticamente uguali. Il trapianto è riuscito senza scatenare alcun rigetto, anche a distanza di un paio di mesi.
A questo punto è necessario verificare i risultati anche sull’uomo e definire con precisione l’eventualità che cellule differenziate a partire dalle staminali indotte possano indurre una risposta immunitaria.
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