Staminali del midollo osseo per migliorare la cura della tubercolosi resistente

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sarebbero 450 mila i casi attuali di tubercolosi in Europa, Asia e Sud Africa, di cui circa la metà non risponde alle terapie esistenti. I trattamenti tradizionali per la tubercolosi multiresistente utilizzano una combinazione di farmaci anti-TBC (antibiotici), che però sono tossici per i pazienti. Una ricerca pubblicata sulla rivista Lancet Respiratory Medicine  potrebbe accendere una speranza a future cure più sicure, attraverso l’impiego come terapia aggiuntiva di cellule staminali mesenchimali del midollo osseo dello stesso malato.

Lo dimostrano le prime sperimentazioni di uno studio condotto da Markus Maeurer del Karolinska University Hospital in Svezia. Il nuovo approccio usa le cellule staminali del midollo osseo dei pazienti (autologhe) e potrebbe aiutare in modo sicuro a combattere la risposta infiammatoria eccessiva dell’organismo, riparando e rigenerando i danni polmonari prodotti dall’infiammazione e aumentandole percentuali di guarigione. Lo studio di fase 1 condotto per valutare la sicurezza della terapia ha coinvolto 30 pazienti tra i 21 e i 65 anni, che hanno ricevuto il trattamento antibiotico tradizionale e l’infusione di circa 10 milioni di staminali del midollo osseo. Dopo 18 mesi di cura 16 dei pazienti trattati con l’aggiunta di staminali avevano avuto giovamento e pochi effetti collaterali di lieve entità , ma servirà altro tempo per confermare l’efficacia e la sicurezza di questo trattamento.

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