Trapianto di cellule staminali, un nuovo approccio terapeutico per proteggere dal rigetto

Uno dei problemi degli innesti derivati dalle staminali embrionali che ne limita il successo e lo sviluppo di cure, è il rigetto delle cellule del donatore. L’impiego di farmaci immunosoppressivi, più che giustificato (anzi indispensabile) nei trapianti d’organo, è invece meno accettato per le terapie con cellule staminali, soprattutto nei pazienti con malattie croniche, come il diabete o il Morbo di Parkinson, a causa dei problemi legati alla loro tossicità. Alcuni ricercatori dell’Università della California-San Diego hanno però messo a punto una strategia efficace, che potrebbe bloccare in modo selettivo il sistema immunitario umano e hanno pubblicato i risultati dello studio nell’edizione online della rivista scientifica Cell Stem Cell . Lo studio è stato condotto su topi “umanizzati” (hu-mice), cioè con un sistema immunitario umano funzionante, capace scatenare il rigetto immunitario delle cellule estranee originate dalle staminali embrionali. Proprio su queste particolari cavie i biologi, guidati da Yang Xu, hanno valutato l’azione di diverse molecole capaci di bloccare le risposte immunitarie, da sole o in combinazione tra loro: la combinazione più efficace nel proteggere le cellule derivate dalle staminali embrionali umane dall’azione del sistema immunitario è quella tra il CTLA4-Ig, molecola approvata dalla Food and Drug Administration statunitense per la cura dell’artrite reumatoide, che sopprime le cellule T responsabili del rigetto, e la PD-L1, una proteina capace di indurre la tolleranza immunitaria nei tumori (e quindi favorirne lo sviluppo).

Secondo i ricercatori, se si riescono a far esprimere nelle cellule derivate dalle cellule embrionali umane entrambe le molecole, si riesce proteggerle dal rigetto immunitario allogenico. La scoperta e lo sviluppo del modello di topo umanizzato potrebbe essere utile per sviluppare un sistema per attivare la risposta immunitaria contro i tumori.

 

 

 

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