Ricerca su SLA: tra un anno possibile uso su malati

Lo hanno annunciato con un comunicato:  la sperimentazione della terapia con cellule staminali per la cura della Sla, coordinata da Angelo Vescovi, Direttore Scientifico dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Pio di San Giovanni Rotondo e all’ospedale Santa Maria di Terni e della onlus Revert, prosegue e dovrebbe concludersi entro l’anno.
La terapia è nella prima fase della sperimentazione, quella che serve a stabilire la sicurezza del protocollo.
La partnership durerà tre anni durante i quali i test potrebbero essere estesi anche ad altre malattie neurodegenerative.

Il professore Vescovi da anni a capo del progetto cellule staminali presso l’ospedale Santa Maria di Terni afferma “Questo supporto ci facilita tantissimo proprio in un momento in cui eravamo in forte difficoltà economica. Si tratta di una sperimentazione unica a livello mondiale, no profit, seria e senza nessun problema etico e basata su una tecnologia tutta italiana. Al momento è in corso la seconda parte del test, che dovrebbe concludersi entro l’anno”.
Angelo Vescovi, che sottolinea come il metodo seguito in questo caso sarebbe  molto diverso da quello del caso Stamina “Se i risultati dei test che verificano la sicurezza della terapia per la Sla a base di staminali sviluppata da Revert Onlus saranno positivi potrebbe essere possibile già l’anno prossimo un uso compassionevole del metodo. L’obiettivo è terminare i test di fase 1 entro fine anno – spiega il ricercatore – fino a questo momento non ci sono stati problemi importanti sotto il profilo della sicurezza, e speriamo di continuare così. Una volta concluso il test invieremo all’Istituto Superiore di Sanità tutti i dati, e se il metodo sarà considerato sicuro potremo iniziare a pensare a un uso compassionevole sui malati. Questo è il modo giusto di procedere nell’interesse dei pazienti, e non come nel caso Stamina, una vicenda che poteva succedere solo in questo paese”.
Il metodo sviluppato da Vescovi, che ha impiegato decenni per arrivare alla fase di sperimentazione sull’uomo, sarà poi messo a disposizione degli altri ricercatori. «Noi vorremmo che anche altri seguissero questa strada – spiega – mettiamo a disposizione degli altri gruppi sia le cellule che la nostra esperienza».

 

Fonte ansa e il gazzettino.it

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